La cefalea dovuta a punti trigger attivi (PT) nel muscolo temporale è piuttosto comune, e viene descritta come un dolore percepito diffusamente nella tempia, sul sopracciglio, dietro l’occhio e in uno o tutti i denti superiori.
La proiezione del dolore dai Punti Trigger (PT)del muscolo temporalecopre principalmente la regione temporale, il sopracciglio, i denti superiori ed occasionalmente la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare (ATM); dai PT vengono anche proiettate dolenzia ed ipersensibilità dei denti superiori al caldo ed al freddo. Le connessioni anatomiche sono principalmente con l’osso temporale e la fascia nella fossa temporale, in alto, ed in basso con il processo coronoideo della mandibola. Le azioni di questo muscolo consistono principalmente nella chiusura delle mascelle. Le fibre posteriori e medie, se attivate bilateralmente, fanno retrarre la mandibola; unilateralmente, deviano la mandibola verso lo stesso lato. I sintomi sono: dolore sull’area temporale, spesso ipersensibilità e dolore sordo nei denti superiori, e qualche volta la consapevolezza del paziente di un contatto dentale precoce. L’attivazione dei Punti Trigger può essere dovuta a lunghi periodi di immobilizzazione mandibolare (in posizione aperta o chiusa), a brussismo, al digrignare i denti, ad una disarmonia occlusale, all’esposizione ad una corrente fredda direttamente sul muscolo affaticato, ed a trauma diretto sul muscolo.
In generale, la malattia neurologica viene identificata dai deficit motori e sensitivi nella distribuzione topografica del nervo colpito e può essere quindi principalmente o motoria o sensitiva. l segni motori sono atrofia, debolezza, riflessi diminuiti o assenti, e reperti neuropatici acuti e/o cronici all’esame elettro-diagnostico.
Le alterazioni sensitive dovute a malattia neurologie, sono descritte come intorpidimento, formicolio, sensazioni urenti, sensazioni di punture, ed altre alterazioni della sensibilità. Il dolore proiettalo dai PT miofasciali, d’altro lato, è generalmente profondo ed intenso, ma occasionalmente viene percepito come trafittivo in modo estremamente acuto. Alcuni pazienti con PT si lamentano di perdita della sensibilità (intorpidimento) piuttosto che di dolore. La neuropatia sensitiva viene valutata con studi di conduzione dei nervi sensitivi.
La presenza di nevralgia trigeminale è identificata dal dolore parossistico, solitamente limitato alla distribuzione topografica di una branca del nervo trigemino. Il dolore è improvviso, acutamente lancinante e dura pochi secondi.
Analogamente la nevralgia del glossofaringeoè una nevralgia parossistica del nervo glossofaringeo paragonabile a quella del nervo trigemino. La nevralgia sfenopalatino è risolta dall’anestesia del ganglio sfenopalatino.
Malattia viscerale
I PT miofasciali attivi nei muscoli della parete addominale possono disturbare la funzione viscerale, in apparenza attraverso delle vie autonome; questi disturbi viscerali costituiscono gli effetti somatoviscerali. Viceversa. la malattia viscerale causa un effetto viscero somatico quando proietta dolore ai muscoli scheletrici ed attiva in essi PT satellite.
Tre categorie principali di malattia muscolo-scheletrica devono essere distinte dalle sindromi dei PT miofasciali: miopatie, artriti ed artrosi, ed infiammazione locale delle strutture muscolo-scheletriche, come tendinite e borsite.
Miopatie
Le miopatie genetiche sono generalmente caratterizzate da debolezza non dolorosa dei muscoli prossimali; il dolore, se presente, è solitamente un disturbo minore. Nel caso dei PT miofasciali, il dolore è solitamente il disturbo principale.
La polimiosite e la dermatomiosite non sono rare.
La forma Polimiositica inizia come una debolezza indolore dei muscoli prossimali nell’85% circa dei casi. Le eccezioni si presentano con un notevole dolore alle natiche, nelle articolazioni e nei polpacci; il dolore spesso indica la presenza di artrite come manifestazione della polimiosite, o la combinazione della polimiosite con un’altra malattia del tessuto connettivo. Solo molto raramente si evidenzia una infezione sistemica. I livelli degli enzimi muscolari, come la creatininfosfochinasi (CPK) e LDH sono aumentati nella miosite ma sono normali nelle sindromi dei PT miofasciali, a meno che non vengano aumentati dalla necrosi secondaria all’infiltrazione intramuscolare di un anestetico locale a lunga azione.
Alcuni studi (da Sinclair a Trommer e Gellman) non fanno pensare ad una costanza nelle distribuzioni topografiche spaziali del dolore proiettato dei PT cutanei, simile a come invece osservato per i PT miofasciali. Inoltre, in questi resoconti e nelle nostre stesse osservazioni, non c’era alcuna indicazione che le zone di proiezione dei PT cutanei abbiano relazione con le zone di proiezione dei PT nei muscoli sottostanti.
Nella nostra esperienza, i PT che riferiscono dolore urente, o dolore da puntura, o da trafittura lancinante, vengono solitamente trovati nelle cicatrici cutanee. Tali PT cutanei possono essere inattivati tramite infiltrazioni intradermiche precise di soluzione di procaina allo 0,5%, o con la ripetuta applicazione di un unguento a base di un anestetico locale, l’idrocloruro di dimetisoquina.
Punti trigger fasciali e lamentosi
Oltre ai PT presenti nella fascia e nei tendini dei muscoli, essi possono anche essere localizzati nelle capsule articolari e nei legamenti.Kellgren ha dimostralo sperimentalmente che l’epimisio fasciale del muscolo medio gluteo proiettava il dolore a distanza di parecchi centimetri quando veniva infiltrato, proiettava dolore alla parete mediale della caviglia e del collo del piede.
Travel ha segnalato una distorsione acuta della caviglia accompagnata da 4 PT nella capsula articolare, ognuno dei quali proiettava dolore alla caviglia e al piede. I PT miofasciali, che derivano da distorsione acute del ginocchio, caviglia, polso ed articolazione metacarpofalangea del pollice, causavano un dolore proiettato che veniva dapprima stimolato, e poi permanentemente risolto, infiltrando ogni PT con soluzione salina fisiologica. Leriche ha identificato dei PT legamentosi a seguito di frattura o distorsione; i PT rispondevano completamente a 5 o 6 infiltrazioni di anestetico locale. Gorrellha rivisto l’anatomia dei legamenti della caviglia ed ha descritto una tecnica per l’identificazione e l’infiltrazione dei PT legamentosi in questa articolazione.
Per diagnosticare un PT MioFasciale attivo, occorre cercare:
Una anamnesi di comparsa acuta, durante o poco dopo uno sforzo con sovraccarico, oppure la comparsa graduale del per un eccessivo carico sul muscolo colpito;
Caratteristiche distribuzioni topografiche del dolore, proiettato dai PT miofasciali, specifiche per i singoli muscoli;
Debolezza e limitazione della possibilità di movimento e di allungamento del muscolo affetto;
Una bandeletta contratta e palpabile del muscolo colpito;
Una specifica dolenzia focale alla pressione digitale (PT), nella bandeletta costituita da fibre muscolari contratte;
Una risposta in rapida contrazione locale, suscitata dalla palpazione a scatto o dalla puntura di un punto dolente (PT);
La riproduzione del dolore lamentato dal paziente. con la pressione sul punto dolente (PT) o con la precisa introduzione cli un ago:
L’eliminazione dei sintomi con la terapia rivolta specificamente al muscolo colpito.
Questa tecnica è consigliatain caso di lesioni di tipo traumatico.I fusi neuromuscolari si trovano in quasi tutti i muscoli, ma sono più numerosi nei muscoli degli arti rispetto a quelli del tronco. Sono distribuito lungo tutto il muscolo, con una più alta concentrazione nella parte centrale dello stesso. Dato che l’asse lungo della cellula fusiforme è parallelo a quello del muscolo, viene stimolata con uno stiramento. Ciò genera degli impulsi nervosi nelle fibre nervose aderenti. Queste cellule trasmettono al cervello il grado di stiramento a cui sono sottoposti i muscoli.
L’applicazione di una pressione diretta verso il centro, come per avvicinare le fibre muscolari nella loro lunghezza lineare, ha l’effetto di rilassare o indebolire il muscolo. Se invece si esercita una pressione nel senso di stiramento delle fibre muscolari, il muscolo si rafforza.
Questa è la tecnica originale messa a punto da George Goodheart per rafforzare un muscolo debole.
Fisiologia
Alcune micro-avulsioni del tendine nel suo punto di congiunzione con il periostio provocano l’indebolimento di un muscolo.
Trattamento
Esercitare delle pressioni forti e decise sul punto di origine/inserzione del muscolo debole in questione, per circa 30-60 secondi. Se vi era una micro-avulsione il muscolo dovrebbe risultare rafforzato.
Per favorire il processo di guarigione somministrare degli integratori a base di osso di vitello grezzo (fosfatasi).
Negli anni ’30 Terrence Bennett D.C. fu il primo a descrivere questi riflessi come punti empirici che influenzano la circolazione verso organi specifici. Nel 1966 Goodheart mise in relazione i punti vascolari con specifiche combinazioni muscolo-organo.
Fisiologia
Il centro vasomotorio si trova nella parte inferiore del ponte e in quella superiore del midollo. La parte maggiore laterale superiore controlla la vasocostrizione, mentre Il resto inibisce l’azione di controllo della vasodilatazione. L’azione congiunta di queste aree controlla il tono vasomotorio. Il controllo della vasodilatazione e vasocostrizione può essere influenzato dai centri superiori del cervello, attraverso i “riflessi Bennett”, somato autonomi, si può influenzare la circolazione.
Localizzazione
Sono situati quasi interamente sul cranio. Trattasi di piccole zone specifiche aventi, a livello embriologico, una relazione vascolare con il complesso muscolo-organo associato.
Trattamento
Per stimolare i punti bisogna strattonare lievemente la cute che sovrasta il punto indicato e variare la direzione fino a quando non si avverte la pulsazione maggiore. La frequenza pulsatoria dovrebbe oscillare tra i 70-74 battiti al minuto, variando solo leggermente in relazione con la frequenza del battito cardiaco del paziente. La durata del trattamento va dai 20 ai 30 secondi, tuttavia la tecnica del biofeedback termico ha dimostrato che la stimolazione dei punti interessati dovrebbe durare fino a 5 minuti.
La loro natura, di riflessi che influenzano il drenaggio linfatico di organi specifici, fu rilevata per primo da Frank Chapman D.O. negli anni ’30. Nel 1965 Gooheart mise in relazione i punti riflessi linfatici con alcune disfunzioni muscolo-organiche.
Localizzazione
Si trovano a coppie, sia anteriormente che posteriormente, associati a ciascuna relazione muscolo-organo. I riflessi si situano lungo i muscoli del collo, della schiena, del torace, dell’addome e delle cosce.
Trattamento
Esercitare una pressione decisa sui riflessi e manipolare in senso rotatorio. La durata del trattamento varia da alcuni secondi fino a 8-10 minuti. Non esagerare con la stimolazione perché affaticherebbe il punto, provocando, disagio al paziente.
Sintomi
A parte quelli ovvi quale l’edema, sia di tipo depressibile che localizzato come in un trauma articolare, indichiamo di seguito alcuni segni di possibile congestione linfatica: – dolore di muscoli e organi, – infezioni quali tonsilliti, otiti, infezioni polmonari, ecc. – debolezza dovuta a sforzi prolungati, quali salire le scale.
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